Quante sono le vie di fuga che ciascuno di noi cerca di scovare ogni giorno? La vita quotidiana ci appare talmente stretta e strozzata fra impegni e routine che quasi tutte le persone che conosco, clienti e non, si sdoppiano alla ricerca di un mondo che non c’è. Non a caso il fenomeno delle migrazioni di giovani, professionisti, cervelli all’estero non corrisponde solo ad una ricerca di lavoro bensì anche al desiderio di “cambiare pelle”, di avere una seconda possibilità, di tentare altrove sforzi che qui si sono rivelati vani. Insomma è come un bisogno di sperimentare altre vite: c’è chi emigra, chi lo fa attraverso il teatro, chi sdoppiando la propria vita fra due donne, chi immedesimandosi nelle vite degli altri per lavoro ( penso agli psicoterapeuti ), chi interpretando sul lavoro un personaggio diverso da sè, a volte in meglio, a volte in peggio. E il viaggio è sempre legittimo ma ha senso se esiste il punto da cui partire e a cui fare ritorno, come Ulisse con la sua Itaca nelle parole del poeta Kavafis: ” Sempre devi avere in mente Itaca , raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada…..”. Il viaggio è più importante della meta raggiunta.